La Corte d’Assise condanna entrambi per la morte della donna soffocata e poi buttata lungo il fiume Chienti
TERAMO – Niente ergastolo ma 27 anni di carcere per il figlio e 24 anni per il marito di Renata Rapposelli, la pittrice di origini chietine, scomparsa il 9 ottobre del 2017 da Giulianova e ritrovata senza vita sulle sponde del fiume Chienti, nel Maceratese, un mese dopo.
Secondo i giudici della Corte d’Assise del tribunale di Teramo, il figlio Simone Santoleri e il padre Giuseppe hanno agito in concorso: dopo 3 ore di camera di consiglio, la giuria popolare e quella togata (presieduta dal giudice Flavio Conciatori) hanno deciso per una condanna a 24 e 21 anni di figlio e padre (oltre a 3 anni per soppressione di cadavere per entrambi):
Si chiude così la prima parte di un procedimento giudiziario in cui la pubblica accusa, rappresentata dal pm Enrica Medori, aveva chiesto la condanna all’ergastolo per il figlio, il cui atteggiamento processuale, e anche prima e dopo il ritrovamento del cadavere, è sempre stato sprezzante nei confronti della madre, accusata apertamente di averlo abbandonato e con la quale non aveva mai mantenuto buoni rapporti.
La pittrice che viveva da tempo ad Ancona in condizioni disagiate, era giunta a Giulianova per chiedere all’ex marito il saldo delle spese di mantenimento ma il confronto degenerò ben presto in una discussione al termine della quale, secondo la ricostruzione processuale che ha portato alla condanna odierna, la donna sarebbe stata soffocata dal figlio. Costui, assieme al padre, avrebbe poi trasportato il cadavere, all’indomani, fin nelle Marche, per nasconderlo in un anfratto lungo le sponde del fiume Chienti.